C'è quasi troppo fascino in questo vino

C'è quasi troppo fascino in questo vino

 

Davvero difficile trovare una zona del vino - italiana e forse mondiale - dal fascino comparabile a quello dell'Etna.

 

Vino e non solo vino, perché magari le colline vocate di altre zone possono dare etichette più significative ma l'unicità del Monte Etna è difficilmente discutibile. 

È il vulcano più alto di Europa tra quelli attivi (3.343 metri).

 

Sta in Sicilia, regione con tante contraddizioni ma con squarci di bellezza deflagranti e una luce disumana

 

E man mano si sale per i tornanti, il Mungibeddu (Mongibello, è il nome di origine araba ancora usato dalla gente dell'Etna) appare in tutta la sua sconvolgente biodiversità, dai profumati agrumeti alle vigne, ai boschi. Un paesaggio straordinario e variegato, surreale e un po' magico.

 

 

Non esiste qualcosa di anche solo lontanamente simile all'Etna.

 

 

Ad una geografia naturale mozzafiato se ne aggiunge poi una umana non da meno, dal carattere geneticamente etneo ma contaminato dal mondo.

 

L'avventura di Eric Narioo e Anna Martens (Vino di Anna) ne è un esempio distillato.

 

 

[Questo è quel che si vede dietro la loro casa-cantina a Solicchiata.

Non servono particolari commenti a corredo, sembra un set cinematografico]

 

 

L'ultima testimonianza dell'esperienza di Eric e Anna viene dallo spicchio di terra acquistato nel 2015 in Contrada Rampante: un ettaro e mezzo vitato per metà nel paese di Passopisciaro e appena sotto la strada di Quota Mille, sul versante Nord.

 

Viti ad alberello di Nerello Mascalese di 80-100 anni con una spolverata di Nerello Cappuccio. I terrazzi restanti sono piantumati con ulivi secolari, alberi da frutto (meli, peri, albicocchi) o ricoperti di ginestre e more.

 

 

Qui è nata l'ultima novità: Vino di Anna Qvevri "R" XXII!

 

 

Un vino che "profuma" di Etna e con una quantità di elementi d'interesse a dir poco sovrabbondante.

 

C'è solo l'imbarazzo della scelta partendo incidentalmente dal contenitore: i qvevri sono realizzati a mano da uno dei pochi artigiani rimasti, Zaaliko Bodjadze, nel suo laboratorio circa due ore a ovest di Tbilisi, in Georgia. Zaaliko e i suoi figli si procurano l'argilla pura nelle montagne del Caucaso, modellando i vasi a mano.

 

Quel che però conta è il vino nel bicchiere e da questo si dovrebbe sempre partire.

 

Quindi... Stappato, versato, assaggiato!

 

 

Cremisi vibrante con tonalità viola, il naso è proprio intrigante: succoso, scorza di arancia e frutto rosso in parti uguali - tra prugne e ciliegie a perfetta maturità - con una leggiadra freschezza volatile delineano un quadro olfattivo profondamente etneo, riconoscibile, bello.

 

In bocca, il sorso è stratificato, con acidità raffinata, centro bocca polposo e un finale dal tannino austero ed etereo cui gioverà la permanenza in bottiglia. La scia retrolfattiva con note di liquirizia e anice è golosa e invitante. Un vino davvero serio!

 

 

Solo a questo punto ha senso approfondire i dettagli produttivi.

 

Fin dal 2015, vigneto coltivato in biodinamica
Uve raccolte a mano il 5 ottobre 2022 e diraspate in un qvevri georgiano da 12 hl sepolto nella cantina di Solicchiata.

 

Fermentazione alcolica con lieviti indigeni senza controllo della temperatura. Al termine, il vino è stato lasciato a macerare sulle bucce per quattro settimane, durante le quali si è svolta la fermentazione malolattica. Dopo la pressatura, due inverni in botti di castagno sulle fecce fini prima dell’imbottigliamento. Vino non chiarificato né filtrato.

 

 

 

 

Attenzione: poco più di 200 le bottiglie disponibili, una piccola grande chicca già disponibile in magazzino.

 

  

 

 

 

Per info e dettagli, sentire l'agente di zona o scrivere ad info@lescaves.it.

 

 

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